sabato 3 aprile 2010

Luca, Paolino, Alberto e la pallina di gomma

V Parte

Quando il fuoristrada si fermò, erano passate le due del mattino, Alberto e Paolino lasciarono Carla profondamente addormentata e si incamminarono per il sentiero che conduceva alla piccola casetta sul fianco della collina, proprio in mezzo ad una radura completamente circondata dal bosco di castani.
Arrivati davanti all'entrata, esitarono.
Proprio in quel momento la porta si aprì e la figura piccola e magra di una vecchia signora si affacciò all'uscio. Gli occhi di lei guardarono con durezza Lodrago, ma quando si posarono su Paolino un'immensa dolcezza vi apparve e una lacrima fece capolino sulla sua guancia. Si chinò su di lui e lo abbraccio. Il muso duro del Lupo si raddolcì immediatamente e tutto il suo corpo si afflosciò tra le braccia della donna.
« La mia piccola Rosa » , disse con un moto di affetto incredibile in un vecchio duro come lui.
I ricordi si riversarono dentro di suo corpo come le acque del torrente in piena, gonfiate dal temporale estivo. I Giorni passati a contemplare il piccolo corpicino della splendida neonata, i suoi primi vagiti, il suo odore, un mix di lozioni profumate e latte. La sua fanciullezza, l'adolescenza e il suo divenire donna. Tutta una vita trascorsa al suo fianco, due esseri, un solo cuore.
Da secoli, Paolino condivideva la sua vita con quella dei membri di questa famiglia, ne era la memoria storica vivente, aveva visto nascere ognuno di loro e ne aveva contribuito all'istruzione, alla formazione. Di ognuno di loro serbava il ricordo e per ognuno di loro c'era nel suo cuore un angolo destinato all'amore che aveva provato e che ne aveva ricevuto. Un tesoro immenso che ogni giorno regalava alla sua lunga vita forza e fierezza.
Fu un abbraccio lungo e silenzioso.
Poi, Nonna Rosa, com'era conosciuta in quei giorni nella famiglia, si rialzò e, mentre con la mano detergeva la lacrima, entrò senza aggiungere una parola nella casa. I due la seguirono.
L'imbarazzo di Lodrago era palpabile, una volta dentro, si mise in un angolo, quasi non volesse ricordare alla donna la sua presenza, ma lei teneva i suoi occhi fissi su di lui.
Alla fine con voce esitante lui disse: « Ciao Rosa, quanto tempo... »
« Sono almeno quarant'anni che non ti fai vivo » Rispose lei di getto « se me ne fosse importato qualcosa, avrei pensato che fossi morto da un pezzo! »
« Già! » Rispose lui, la bocca completamente asciutta per l'emozione.
Paolino, intanto, osservava le schermaglie tra i due divertito: vedere una creatura antica come Alberto in imbarazzo come un ragazzino di quindici anni davanti al suo primo amore, era uno spettacolo che non avrebbe mai voluto perdersi.
« È successa una cosa molto grave. » disse, infine, il Lupo, interrompendo la catena di emozioni che teneva legati Alberto e Rosa. « il Principe è tornato e ha rapito Luca. » inutile perdere tempo in preamboli.
La stanza nella quale si trovavano era un piccolo salotto con angolo cottura e un vecchio tavolo di legno. La donna, nel sentire le tristi novità, si mise seduta su una delle quattro sedie, che, nonostante il poco peso di lei, scricchiolò tutta. Alberto rimase in piedi davanti a lei, immobile, mentre Paolino, si aggirava nervoso per la stanza, animale degli spazzi ampi, detestava essere chiuso in quella piccola casetta.
In quel momento la porta si spalancò e Carla irruppe nella stanza.
Si era svegliata pochi minuti prima e la sua meraviglia, nello scoprire che lo sconosciuto l'aveva portata dalla mamma di Bruno, fu tanta. Subito era scesa dal fuoristrada e si era precipitata alla casetta. Avvicinandosi, però, aveva sentito le voci provenire dall'interno e si era fermata davanti alla porta incerta sul da farsi. Così era andata alla finestra e il suo stupore nel vedere Paolino partecipare alla discussione e sentire la sua voce profonda mentre raccontava alla Nonna i particolari della sua fuga, quasi la fece uscire di testa. Poi una rabbia incredibile si impossesò del suo corpo. “In tutto questo tempo ho temuto che il mio bambino soffrisse di allucinazioni” pensava, mentre si avventava sulla porta: « Ora, uno di voi mi spiega cosa sta succedendo! » disse, il viso arrossato, con un tono che non ammetteva repliche.
A quel punto i tre si guardarono l'uno con l'altro e nei loro occhi traspariva il disappunto e la perplessità per aver lasciato che Carla si avvicinasse così tanto al loro segreto. Alberto le indicò una sedia e poi si mise seduto anche lui. Paolino raggiunse il divano di Rosa, vi saltò sopra e si accovacciò tranquillo, l'odore di lei, che impregnava il tessuto, lo faceva sentire a casa, poi era incerto su quanto Carla avesse sentito e preferiva defilarsi in un angolo.
« Dunque... » cominciò Alberto.
« no!, Non da lei, Lodrago. » lo interruppe subito Carla, « ma da lui! » disse indicando il Lupo, che faceva finta di dormire sul divano.
Al che Paolino emise un lungo e profondo sospiro: « da dove devo iniziare? » disse.
Per un istante la fermezza della mamma di Luca venne meno. “Allora è vero!” diceva dentro di se e il sollievo nello scoprire che suo figlio era sano di mente, riusciva a malapena a compensare la sensazione di assurdo che provava nello scoprire che il suo pastore tedesco parlava, “ forse la matta sono io”.
« voglio sapere tutto, fin dall'inizio! » cercava di mantenere la sua voce ferma, ma il tono troppo alto e un leggero tremito lasciavano trapelare l'incredibile incertezza che si era impossessata di lei.
Paolino guardò verso Alberto che fece un cenno affermativo con la testa, « è giusto » disse, « Carla deve sapere tutto » .
Allora si alzò, si mise a sedere e con voce ferma cominciò a raccontare.
Un fiume di parole uscì dalla bocca del Lupo, tutto l'universo di Carla, tutte le sue certezze venivano sconvolte, il mondo nel quale era convinta di vivere diventava estraneo e l'incredibile diventava parte di esso.
Quando Paolino terminò, le prime luci dell'alba facevano capolino dalle finestre della casa e il silenzio si protrasse per un tempo che sembrava infinito, mentre la povera donna assorbiva e cercava di accettare tutto ciò che aveva sentito.
Poi, Rosa si alzò e senza proferir parola mise il caffè sul fuoco. L'aroma della bevanda riempì la stanza e un gesto semplice, ripetuto migliaia di volte in tutte le case, riportò un po' di calma nei loro cuori eccitati.
« il tempo è poco » disse Alberto « io e Paolino dobbiamo andare » .
« si » , disse Carla, « riportatemi il mio bambino. Se questo Principe gli fa del male, io... » Per l'emozione le parole mancarono.
« Luca non è in pericolo » continuò Lodrago, « noi dobbiamo impedirgli di uccidere il Principe » .
Al che, Paolino lo fissò meravigliato.
« proprio tu che ben conosci la sua forza » disse il Drago guardandolo negli occhi, « non ti sei chiesto perché si sia lasciato catturare senza combattere? » .
« allora partiamo subito, potrebbe essere già troppo tardi! » disse il Lupo dirigendosi verso la porta.
Una volta fuori, Lodrago, riprese le sue maestose sembianze, il Lupo saltò sulla sua schiena e dispiegate le grandi ali, il Drago nero spiccò il volo verso Ovest.
Le due donne, che mai prima di allora avevano potuto vedere Alberto nel suo pieno aspetto rimasero sulla porta in silenzio.
Il mondo entrava in una nuova era.

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