sabato 27 marzo 2010

Luca, Paolino, Alberto e la pallina di gomma

III Parte


“Gli uomini sono inaffidabili, ma facili da manovrare” il Dottor Guglielmi rimuginava sulla perfetta riuscita del piano, i suoi Lupi non avrebbero potuto portare a termine il rapimento in pieno giorno e di notte con Paolino e il Drago in giro l'attacco era impensabile. Lui e il Grigio ben sapevano quali fossero la forza e la determinazione dei due durante un combattimento. L'unica sua preoccupazione era la sorte del Lupo, per stare col bambino non aveva potuto seguire personalmente la sua cattura che era stata compiuta dai ceffi del canile, ma gli ordini erano stati chiari, doveva essere rinchiuso in una gabbia molto robusta e tenuto sotto sedativi, lui, appena portato il moccioso alla clinica, sarebbe tornato e col Grigio si sarebbero presi la loro vendetta. Un sorriso malevolo e ferocie passò sul suo viso e per un secondo la sua vera natura animale venne alla luce, subito però riprese il controllo e quando si rivolse all'autista dell'ambulanza la figura gentile del dottore aveva ripreso il suo pieno aspetto: « quanto tempo ancora? »
« Con questo traffico e la strada che sembra bombardata ci vorranno tre ore » grugnì lo scagnozzo.
A quel punto gli occhi di Guglielmi si posarono sul fanciullo addormentato, “Dormi, bambino mio” pensò “ domani incontrerai il tuo nuovo padrone, non è tanto meravigliosa e varia la vita?”.
A molti chilometri di distanza, intanto, Paolino cominciava a riprendere coscienza. Il corpo intorpidito si rifiutava di obbedire ai suoi ordini, ma la mente era tornata lucida e gli occhi roteavano a destra e a sinistra fulminei per cercare di capire se ci fosse una via di fuga. Da quel che riusciva a vedere, si trovava nel retro di un furgone, quindi non erano ancora arrivati a destinazione, la gabbia nella quale era rinchiuso non era molto robusta, lui ne aveva conosciute con sbarre ben più spesse. I due accalappia cani se ne stavano tranquilli davanti, convinti che la dose da cavallo di tranquillante che gli avevano sparato in corpo fosse sufficiente per far dormire un cane per almeno una settimana, ma Paolino non era un cane. Nel lontano passato la sua forza era leggendaria e molti solo a sentire il suo nome se la facevano sotto. Poi, quando il Drago, dopo la terribile battaglia tra i due, invece che dargli il colpo di grazia, aveva curato le sue ferite e per tenerlo in vita gli aveva trasfuso parte del suo sangue, allora Paolino era divenuto ancora più potente.
Nel giro di una mezz'ora un formicolio fastidioso cominciò ad invadere il suo corpo, segno che il farmaco stava perdendo di efficacia, le zampe posteriori cominciavano a rispondere e passati pochi minuti il tentativo di alzarsi, riuscì. Quando il furgone fece il suo ingresso nel cortile del canile, nel suo retro, invece di un dolce agnello addormentato, c'era un Lupo forte ed arrabbiato, preoccupato per il suo pupillo, deciso a farsi strada combattendo fino alla fine delle sue forze per liberarlo. Quando i due gaglioffi aprirono il portello del mezzo, lui diede un calcio con le zampe posteriori allo sportello della gabbia, il lucchetto cedette subito con uno schianto tale da sembrare una fucilata e prima ancora che i due capissero che cosa stava succedendo, Paolino con un balzo raggiunse il centro del piazzale, pronto al combattimento, la sua meraviglia fu tanta quanta quella dei due uomini nello scoprire che nessuno del branco era la fuori ad attenderlo, lo avevano sottovalutato fino a quel punto?
Intanto la notte era sopraggiunta, i due uomini presi dal panico si erano chiusi nel furgone terrorizzati. Paolino rimase solo nel piazzale. A quel punto i latrati dei cani prigionieri risvegliati dal fracasso della sua fuga, coprivano ogni altro suono, ma l'olfatto del Lupo non poteva sbagliare, nella boscaglia intorno al canile, il branco si era riunito ad attenderlo, quando fosse uscito dal riparo del cortile lo avrebbero attaccato. Paolino non temeva la loro superiorità numerica, ma per salvare Luca non poteva perdere tempo in un combattimento, inoltre temeva di riportare ferite che avrebbero rallentato la sua corsa. Allora il suo interesse si indirizzò al capannone dove erano rinchiusi gli altri animali, si precipitò al suo interno e con poche e potenti zampate fece saltare tutti i lucchetti alle gabbie. I cani però spaventati dalle dimensioni del lupo non osavano avventurarsi fuori, allora paolino si mise a gridare: « tutti fuori bastardi che non siete altro, via di qua! Siete liberi! » questi allora spinti più dalla paura che dallo spirito di sopravvivenza si riversarono tutti insieme fuori dalle gabbie e in un gruppo compatto, usciti dal capannone e attraversato il cortile, si buttarono in strada.
Quando il Branco si avvide di tutta quella confusione, i lupi rivolsero lo sguardo verso il loro capo, in attesa di ordini, ma Il Grigio colto alla sprovvista esitò, questo bastò a Paolino, la calca e la polvere lo nascosero. In pochi secondi Il Grigio riprese il controllo: cominciò a urlare i suoi ordini, i lupi si buttarono nel cortile, poi perquisirono tutto il canile. Quando realizzarono che Paolino era riuscito a fuggire passando sotto i loro nasi, ormai lui era lontano un paio di chilometri, lanciato in una corsa folle in mezzo alla campagna.
« Ho conosciuto Bruno molti anni fa, durante un viaggio a Bora Bora » diceva Alberto. Intanto conduceva il grosso fuoristrada tedesco di Carla in una veloce corsa in mezzo alle stradine di campagna della pianura lodigiana.
« Due mesi fa mi scrisse una lettera, era preoccupato per la propria incolumità e mi chiedeva di tenere d'occhio la sua famiglia durante il suo viaggio di ritorno » .
A quel punto l'attenzione di Carla, che fino a quel momento era indirizzata solo alla striscia di asfalto che scorreva veloce sotto il cofano della macchina, si rivolse al viso di quell'uomo. Non riusciva a capire perché suo marito l'avesse mandato da loro. I fatti di quel giorno mettevano la sua sparizione sotto una nuova luce e la paura per il suo bambino tornò prepotentemente a riempire il suo cuore.
« Perché? » Fu tutto ciò che riuscì a dire.
« La famiglia Guerriero custodisce da molte generazioni un antico segreto. Qualcosa che uomini molto crudeli cercano, ma che assolutamente non dovranno mai trovare » nel dire quelle parole Lodrago usava la sua voce suadente e vellutata per riportare la calma nell'animo della donna.
« Un segreto che nelle mani di chi ha rapito suo figlio può sovvertire l'ordine del mondo intero » , gli occhi di Carla si socchiusero e lei cadde in un sonno profondo ma ristoratore.
A quel punto Alberto poté spostare tutta la sua attenzione alla guida del fuoristrada, che sotto il suo controllo aumentò ancora di più la velocità, sembrava volare tra una curva e l'altra e forse lo fece.
I minuti passavano veloci, quando la sua vista acutissima colse lontano tra gli alberi una sagoma nera che ben conosceva, subito, con un colpo deciso di sterzo, costrinse l'auto a buttarsi a sinistra per tagliare nella campagna. Se fosse stato abbastanza veloce sarebbe riuscito a tagliare la strada al Lupo che correva verso casa. Ma questi, vista e riconosciuta la macchina di Carla, rallentò il passo per permetterle di raggiungerlo. Quando si avvide di chi era alla guida si fermò, un ghigno di soddisfazione sulle labbra.
« Mister Lodrago, è un piacere rivederla, da molto tempo non ci si incontrava. » Disse ad Alberto, dopo che questi, fermata l'auto, ne discese.
« Comandante Paolino, è destino che ci si veda sempre in tristi occasioni » L'uomo si avvicinò sorridente al Lupo, lo avrebbe abbracciato per la gioia e il sollievo di rivederlo incolume, ma questo non si addiceva a due combattenti come loro.
L'attenzione di Paolino si spostò al fuoristrada e alla donna addormentata sul sedile anteriore.
« Che ci fa lei qui? » Chiese.
« Guglielmo ha commesso un errore a non rapire anche lei. Un senza famiglia come lui non ha capito che arma sarebbe stata in mano sua, la mamma di Luca. Non potevo lasciarla. Quando il Principe lo scoprirà, andrà su tutte le furie e di sicuro la manderà a riprendere. » Disse Alberto.
« Già, ma ora dobbiamo trovarle un posto sicuro. » mentre parlava, Paolino si guardava intorno, cercando di cogliere tutti i suoni e gli odori del bosco, per capire se gli inseguitori stessero arrivando.
« non abbiamo più tempo, salta in macchina » disse Lodrago, « vecchi amici arrivano per la colazione, ma io adesso non ho fame. » Detto questo i due corsero al fuoristrada che sgommando partì veloce.
« la vecchia strega è ancora viva? » chiese Alberto, tutto assorto nella guida.
« nemmeno il diavolo può prendersela! » rispose il Lupo, ma nonostante le parole dure, un moto di affetto era celato nel tono della sua voce.

Nessun commento:

Posta un commento